I Musei Capitolini accendono i riflettori su un confronto inedito tra “Il Parasole” di Francisco Goya, in prestito dal Museo del Prado, e la “Buona Ventura” di Caravaggio. Nonostante la lontananza stilistica e temporale, i due dipinti sono accomunati dalla volontà di entrambi i maestri di rappresentare la “verità” senza filtri.

Celeberrimo pittore e incisore spagnolo dall’animo inquieto, Francisco Goya – grazie a uno stile versatile e pionieristico, anticipatore del Romanticismo ma difficilmente riconducibile a una corrente artistica specifica – è considerato dalla critica un acuto precursore dell’arte moderna. Tra i numerosi capolavori che ha lasciato al mondo, si annovera anche il motivo decorativo del ciclo di arazzi per la sala da pranzo del Palazzo Reale di El Pardo a Madrid: uno dei cartoni preparatori del ciclo, Il Parasole, è straordinariamente visionabile presso i Musei Capitolini a Roma fino al 25 febbraio. FRANCISCO GOYA E CARAVAGGIO AI MUSEI CAPITOLINI Erano ben ventitré anni che il dipinto, in prestito dal Museo del Prado, non varcava le antiche mura della Capitale. Per l’occasione, la Pinacoteca Capitolina presenta al pubblico il progetto espositivo Goya e Caravaggio: verità e ribellione, proponendo all’osservatore un confronto diretto tra Il Parasole e la Buona Ventura di Caravaggio del 1597.  L’obiettivo è offrire nuove prospettive su questi grandi artisti, attraverso una comparazione ardita tra due lavori lontani nello stile e nel tempo (di circa 180 anni), eppure accomunati dalla volontà di rappresentazione della “verità” della vita quotidiana, senza filtri estetici o limitazioni accademiche. “IL PARASOLE” DI FRANCISCO GOYA E “LA BUONA VENTURA” DI CARAVAGGIO Lo stesso artista, nella ricevuta di consegna de Il Parasole, datata al 12 agosto 1777, lo descriverà con queste parole: “rappresenta una ragazza seduta su una riva, con un cagnolino e con un ragazzo al suo fianco che le fa ombra con un parasole”. Ed è proprio attraverso un soggetto così "semplice" che il pittore riesce a essere innovativo, discostandosi dai temi della tradizione per rendere protagonista una giovane donna del popolo (una “maja”), in un sottile gioco di seduzione.  Il celebre soggetto della Buona Ventura caravaggesca è invece una zingara che, mentre legge la mano al cavaliere, gli ruba l'anello che porta a un dito. L’interpretazione realistica e la tecnica pittorica lascerebbero persino supporre che il maestro spagnolo abbia osservato in prima persona il dipinto di Caravaggio, forse in occasione della sua permanenza a Roma avvenuta sei anni prima, quando frequentò la Scuola del Nudo in Campidoglio, dove l’opera già risultava esposta. [Immagine in apertura: Francisco Goya, El Parasol, 1777, olio su tela, 104×152 cm © Museo del Prado, Madrid]
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